Musicoterapia e Disabilità Intellettiva

Musicoterapia e Disabilità Intellettiva (ID): un ambito applicativo nel quale viene più comunemente utilizzata la Musicoterapia con efficacia. Nella proposta di musicoterapia con pazienti con ID in base alla gravità del deficit cognitivo e/o fisico, il musicoterapeuta può proporre l’elemento musicale in modi diversi, adattandosi di volta in volta ai bisogni connessi dalla disabilità del paziente. La presa di coscienza di tali limiti e quindi della propria diversità, che avviene già in età prescolare, porta molto spesso alla costruzione di un gran numero di meccanismi difensivi, definiti anche handicap secondario (Sinason, 2002), che finiscono a poco a poco per far chiudere il soggetto in se stesso, minando in primo luogo la disponibilità a mettersi in gioco nel mondo, e di conseguenza la capacità di esprimere ed elaborare le proprie emozioni nel contesto della relazione con gli altri (Lolli, 2012).

In questo processo la disabilità tende di fatto ad aggravarsi. La capacità della musica di contattare aspetti della comunicazione non verbale, dove la dimensione verbale è spesso compromessa, può consentire la costruzione di forme di scambio affettivo, e quindi di reciprocità con il musicoterapeuta. All’interno della relazione il paziente avrà la possibilità di esplorare le proprie risorse e quindi di sentirsi efficace, potendo arrivare infine a contattare ed esprimere i propri stati emotivi. Questi ultimo potranno essere condivisi con il musicoterapeuta in una dimensione protetta, nella quale essi possano essere contenuti, elaborati e trasformati in una risorsa interiore. La musicoterapia può quindi lavorare su molti diversi aspetti tra cui il miglioramento dell’espressione e la regolazione elle emozioni, lo sviluppo neuro-psicomotorio e le risorse sociali e relazionali (Elefant, 2004).

Musicoterapia e Disabilità Intellettiva: finalità e obiettivi

  • Favorire la espressione e regolazione delle emozioni
  • Aumentare le capacità cognitive e i tempi di attenzione
  • Favorire momenti di reciprocità sociale
  • Diminuire attività stereotipate e comportamenti ripetitivi
  • Migliorare le capacità relazionali e comunicative
  • Favorire un processo di interiorizzazione delle regole
  • Favorire l’integrazione dell’individuo nella società

Indicazioni bibliografiche

Child Development (2005) 0-3 R: Classificazione diagnostica della salute mentale e dei disturbi di sviluppo nell’infanzia. Roma, Giovanni Fioriti Editore. 
DSM 5, (2014) Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, APA.
Elefant C, Lotan M. (2004); Rett syndrome: Dual intervention—music and physical therapy.

Nordic Journal of Music Therapy 13:172–82. 

Gallese, V., Eagle, M.N., & Migone, P. (2007) Intentional attunement: Mirror neurons and the

neural underpinnings of interpersonal relations. Journal American Psychoanalytic Association,

55 (1), 131–176.

Lolli F. (2008) Percorsi minori dell’intelligenza. Saggio di clinica psicoanalitica dell’insufficienza

mentale. Milano, Edizioni Franco Angeli. 

Lolli, F. (2012) Riabilitare l’inconscio. Psicoanalisi applicata alla disabilità intellettiva. Pisa,

Edizioni ETS. 

Sinason V. (2009). Mental handicap and the human condition. Free Association Books, London.

Terminio, N., (2018) Tradurre dal silenzio. La psicoanalisi come esperienza assoluta. Milano,

Edizioni Mimesis. 

Waddell M. (2000), Mondi interni. Psicoanalisi e sviluppo della personalità. Milano, Bruno

Mondadori Editore. 

Trevarthen, C., & Daniel, S. (2005). Disorganized rhythm and synchrony: early signs of autism and

Rett syndrome. Brain and Development, 27, S25-S34.

Winnicott, D. (1971) Gioco e Realtà. Roma, Armando Editore.

 

Rielaborazione da Progetto presentato presso UOC Ospedale Careggi Firenze
a cura di Agostino Longo, Mirko, Maddaleno, Gianni Cipriani e Ferdinando Suvini